Lavoro femminile: spinta economica durante la Grande Guerra

Dal focolare domestico alle fabbriche e al fronte: la dedizione delle donne ...


La Prima guerra mondiale porta nella società Italiana un cambiamento radicale. Gli uomini, i più giovani e in forze, imbracciano le armi e partono per il fronte lasciando non solo mogli, madri e figli ma anche centinaia di posti di lavoro. Fabbriche, campi, telegrafi, industrie e botteghe rimangono senza manodopera.

Da angeli del focolare a leva economica

L’intera economia italiana è paralizzata e allora le donne scendono in campo. Escono dal focolare domestico ed entrano nel mondo del lavoro sostituendo, dopo un periodo di addestramento, gli uomini in ogni professione rivelandosi membri essenziali della collettività.

Dalle donne più povere alle borghesi intere classi sociali iniziano a lavorare. Alle contadine che assicurano la produzione agraria necessaria per approvvigionare il Paese vengono assegnati “premi di merito agricolo”.

Negli stabilimenti militari di produzione bellica le donne sono impiegate nella misura dell’80%. Fondamentale poi il loro impiego nelle fabbriche tessili riconvertite dalla produzione di abiti civili alle divise o nelle scuole per insegnare a leggere e a scrivere per alfabetizzare il popolo e mantenerlo fedele, spetta infatti a loro instillare nei bambini i valori di rispetto e attaccamento alla patria con i programmi di studio rivoluzionati in funzione del sostegno alla guerra.

La presenza delle donne non è nuova nei campi e nelle industrie ma in questo periodo il loro numero cresce considerevolmente dando una nuova spinta propulsiva dell’economia italiana. Siamo difronte ai primi passi sulla strada per la parità di genere e dei diritti. Ma la spinta determinata dalla guerra rivela nella quotidianità non poche difficoltà per le donne. Per lo più sono impiegate nelle fabbriche con mansioni generiche impedendogli di accedere a compiti specializzati pensati e riservati esclusivamente agli uomini. A costituire il principale ostacolo è poi la mentalità moralista degli anziani, lasciati a presidiare case e fabbriche non guardano di buon occhio il nuovo ruolo delle donne.

L’impegno al fronte

Nel 1908 si costituisce il corpo delle crocerossine. Le infermiere della Croce Rossa all’inizio sono soltanto ragazze di famiglie benestanti, piano piano si aggiungono donne provenienti da tutte le classi sociali e da ogni parte d’Italia. Al fronte hanno il ruolo di ufficiali e si occupano di assistere i malati e supportare i medici.

Ci sono poi le madrine di guerra incaricate di tenere corrispondenza con i soldati, leggere e scrivere per i pazienti analfabeti o nella distribuzione dei giornali. Le donne sono poi impiegate negli uffici amministrativi e messe alla guida dei mezzi militari.

La fine della guerra

Lo smantellamento delle strutture di guerra e la riconversione alla produzione di pace porta licenziamenti in massa per le donne, costrette a lasciare il loro posto di lavoro ai reduci.

Il conflitto ha cambiato però radicalmente le donne, rendendole più indipendenti e consce delle loro capacità. In tutti i livelli della società cominciano dibattiti sul ruolo della donna, che puntano a valorizzare non solo la devozione dimostrata nel periodo di crisi ma una complessiva rivalutazione del loro ruolo. Ci vorranno ancora decenni per i primi veri accenni di parità tra uomini e donne, ma in uno dei periodi più difficili della nazione le donne hanno saputo dimostrato all’intera società la loro essenzialità.