Ricercati in tutto il mondo per la loro raffinatezza sono utilizzati dalle grandi case ...
L’india è uno dei colossi mondiali della produzione di tessuti. Secondo l'IFM è il 4° fornitore di abbigliamento dell'UE, con beni per un valore di 1,8 miliardi di euro e 3° fornitore tessile con 1,2 miliardi di euro di materiali.
I tessuti prodotti in India sono utilizzati sia per l’abbigliamento, ricercati dalle principali maison di moda come Dior che impreziosisce le sue creazioni con i ricami indiani, sia per indumenti tecnici e per i complementi d’arredo. Globavia Spa ha avviato una partnership con una importante ditta indiana per la fornitura di tessuti da utilizzare nelle produzioni di divise scolastiche, uniformi, biancheria e non solo.
L’arte della filatura dei tessuti indiani risale al 14° secolo. A partire poi dal 1600, con l’arrivo degli inglesi, si diffondono in Europa i pregiati tessuti provenienti dall’Oriente. Grande successo hanno le “indiane” tele di cotone utilizzante sia per l’abbigliamento sia per le decorazioni d’interni.
Molta della fortuna economica dell’India, prima dell’avvento delle nuove tecnologie che hanno radicalmente trasformato l’economia indiana, deriva proprio dalle esportazioni dei tessuti. Sul tricolore indiano è rappresentato il cosiddetto charka (“ruota”), il telaio tradizionale su cui si stende la matassa di cotone, segno della grande importanza storica rivestita dalla manifattura tessile.
L’industria tessile occupa oggi circa 45 milioni di persone nei settori agricolo e manifatturiero ed è gestita dal Ministero dei Tessuti indiano che è responsabile della formulazione della politica, della pianificazione, dello sviluppo, della promozione delle esportazioni e della regolamentazione.
L'India è il secondo produttore di fibre al mondo e la principale fibra prodotta è il cotone. Altre fibre prodotte includono seta, lana con una produzione dell’1,8% a livello mondiale e fibre sintetiche. La seta e il cotone, proveniente in modo particolare da Andhra e da Rajastana, sono i materiali più utilizzati per le produzioni ma è molto ampia anche la produzione di tessuti in juta e canapa.
Il capo di abbigliamento tipico, il sari, è realizzato con il Mangaldirj una stoffa di cotone colorato e prezioso. È costituito da bande laterali ottenute con filatura in rame e motivi floreali realizzati a mano dagli artigiani. Nel sari le diverse cromie sono sinonimo di una precisa condizione sociale, è proprio poi nel suo colore che si racchiude tutta la simbologia dei tessuti indiani: il rosso è caratteristico delle spose perché rappresenta fertilità e sensualità; il giallo è il colore della spiritualità e della nascita, quindi viene indossato dalle donne che hanno appena partorito e il bianco rappresenta il lutto.
Le tecniche di tessitura indiana sono principalmente due: Mal e Khadi. La prima è una tessitura ricca di intrecci molto leggera, l’altra invece si ottiene dal fiocco di cotone o dalla lana che sono filate a mano e tessute in modo non molto fitto in modo da renderlo spesso. Il tessuto Khadi ha una forte valenza per gli indiani: simbolo della produzione interna da contrapporre ai tessuti occidentali, Mahatma Gandhi ne ha fatto l’emblema del movimento di liberazione.
Varanasi, Mathura e Vrindaban sono i centri specializzati nella tecnica zari, un tipo di lavorazione che utilizza un ordito in fili metallici sia d'oro che d'argento, con cui vengono confezionati broccati in seta ricercati in tutto il Mondo.
Tra le tecniche di decorazione, una delle più utilizzate è il cosiddetto Block Print, che consiste nell’imprimere l’inchiostro sui tessuti attraverso l’utilizzo di matrici in legno realizzate a mano dagli artigiani. Molti abiti sono colorati tramite il batik, l’antica arte indonesiana di dipingere i tessuti per esclusione di alcune parti che vengono rese impermeabili con l’uso di cere o altri materiali.