Fibra di bambù: il futuro del tessile

Filato dalle molte proprietà è apprezzato per essere traspirante, anallergico e antibatterico ...


L’industria tessile è sempre più alla ricerca di fibre sostenibili, tra queste il bambù è tra le più richieste. Versatile fibra dalle molte proprietà, sostenibile per l’ambiente e benefica per l’uomo, è destinata ad essere una delle più utilizzata in futuro in molteplici campi dalla produzione di mobili agli strumenti musicali al tessile.

 

Coltivazione a basso impatto

La pianta del bamboo (Dracaena sanderiana), tipica del Sud America e del del Sud-est asiatico è conosciuta e utilizzata da oltre 5.000 anni. Una risorsa rinnovabile che si coltiva senza sprechi.

Il bambù cresce velocemente arrivando a maturazione in 3-4 anni, si sviluppa in altezza fino a 40 metri occupando quindi meno terreno coltivabile rispetto al cotone a parità di fibra tessile estratta. Si caratterizza poi per una grande resa, maggiore di altre coltivazioni: da un ettaro di bambù si possono ricavare 60 tonnellate di materia prima, contro le due tonnellate prodotte da un ettaro di cotone tradizionale. Richiede poi circa un terzo della quantità di acqua necessaria alla pianta di cotone, non ha parassiti naturali per questo viene coltivata senza l’uso di sostanze chimiche (pesticidi, diserbanti). Rigenera il terreno e assorbe elevate quantità di biossido di carbonio, trasformandolo in ossigeno.

 

Produzione delle fibre

La lavorazione e l’estrazione della fibra di bamboo avviene nei paesi produttori, successivamente viene importata Europa e lavorata dalle industrie locali, coprendo una moltitudine di settori industriali e commerciali.

La fibra di bambù è ottenuta dalla polpa delle canne, che viene estratta dallo stelo di bambù attraverso il processo di idrolisi-alcalinizzazione e sbiancamento multifase.

Le fibre di bambù sono trattate chimicamente o meccanicamente, nel primo caso si ottiene il “bambù rayon” o “viscosa di bambù” quindi una fibra sintetica, mentre con il processo meccanico di trasformazione si ottiene un “lino di bambù”. Il procedimento chimico è il più utilizzato perché più economico. La trasformazione meccanica è invece più dispendiosa, ma più sostenibile: consiste nella frantumazione delle parti legnose della pianta trattate con enzimi naturali (in un processo simile a quello della canapa), che trasformano i residui organici in una sorta di poltiglia dalla quale si otterrà poi il lino di bambù.

 

Le proprietà della fibra

Il filato ottenuto dalla trasformazione della cellulosa di bambù viene utilizzato per realizzare diversi indumenti. Spesso miscelata con altri tessuti, ottima in abbinamento con il cotone biologico, dona all’abbigliamento un tocco brillante e soffice.

Grazie alla particolare struttura molecolare ricca di micro cuscinetti, i capi in bambù risultano molto leggeri e traspiranti, tendono a raccogliere l’umidità dalla pelle trasformandola in vapore e grazie a questa caratteristica sono adatti a tutte le stagioni. La fibra di bamboo è solitamente molto elastica, tanto che indumenti realizzati in 100% tessuto di bamboo non necessitano di essere miscelati con fibre elastiche come l’elastan.

Una caratteristica unica della fibra di bamboo è la sua naturale qualità anti-batterica, dovuta al Bamboo Kun, un agente anti-microbico presente nella fibra che aiuta a ridurre i batteri che prosperano nei tessuti e di conseguenza sulla nostra pelle, con una naturale funzione deodorante. L’abbigliamento in bamboo crea anche uno schermo contro i raggi UV aiutando a proteggersi dal sole.

I prodotti tessili in bambù trovano ampio spazio, dalla biancheria intima ai costumi, passando per i rivestimenti di cuscini e materassi. La sua morbidezza, unita alle proprietà traspiranti e termoregolatrici ne fanno anche il filato più scelto dalle mamme per l’abbigliamento dei neonati. 

 

Certificazioni

In molti sollevano dubbi sulla totale sostenibilità della produzione del filato di bambù, sia durante le colture che durante il processo di trasformazione.

Nelle coltivazioni intensive, nonostante la pianta non necessiti di pesticidi questi potrebbero essere comunque utilizzati oppure, vista l’alta richiesta, le colture potrebbero avvenire in zone appositamente deforestate. Infine le critiche riguardano il processo di trasformazione chimica che utilizza forti solventi dannosi per l’uomo e l’ambiente.

La produzione di viscosa di bamboo avviene però a ciclo chiuso, tutti i prodotti chimici vengo infatti riutilizzati e non buttati come avviene per la realizzazione di altre viscose. Nel tempo sono stati poi messi a punto metodi di lavorazione più green basati su agenti ed enzimi non tossici e riutilizzabili più volte.

La fibra di bambù è biodegradabile e i capi con l’etichetta Confidence in textiles sono certificati come ambientalmente ecocompatibili sia nei processi che negli stabilimenti, oltre che testati per verificarne l'assenza di sostanze nocive.